sabato 19 novembre 2011

Parigi, però che bohème confortevole...

Questo blog  è un grande progetto mai portato a termine e che probabilmente neanche mai continuerò.
In questo periodo vorrei scrivere:
1-una lunga saga familiare
2-della crisi, di come uscirne, della fine di un ventennio, dell'eterodossia economica
3-una personalissima, assolutamente partigiana interpretazione del perché è difficile andarsene e facile restare, del perché quando si è perso e non lo si vuole ammettere ci si rifugia nel proprio cantuccio familial-provinciale e si smette di guardare fuori perché fuori è un mondo sterminato e selvaggio e non si è proprio in grado di affrontarlo.
Caso vuole che io non possa fare niente di tutto questo perché il tempo come sempre corre e io continuo ad imbarcarmi in imprese folli. L'impresa folle del momento è il mio anno a SciencesPo, il cui vero nome dovrebbe essere: di come riusciremo a mettervi alla prova facendovi desiderare di mollare tutto per vedere chi riesce ad arrivare sano alla fine dell'anno. L'obiettivo per adesso è quindi questo, sconfiggere il mostro universitario ed arrivare sana a giugno, senza paranoie su inutili medie e robaccia simile. Per cui mi godo Parigi, il mio più che cosmopolita quartiere di Montmartre, le foglie che cadono, l'immensità degli spazi, il viavai di gente, i compagni di viaggio, il camembert, la bière blanche e tutto il resto. E negli intervalli di tempo mi concentro su dissertazioni al limite dell'impossibile e ricerche bibliografiche senza fine. Scopro così cose fino a ieri ignote e luoghi in cui probabilmente mai andrò, tipo il Tatarstan. E la chiudo. E' sabato e fuori c'è un sole ghiacciato, il cielo è di un azzurro immobile. E questo è uno splendido Autunno.
Ilaria